L’ineffabile mistero della vita.

Come passi il tempo non si potrà forse dire, ma lo si può far capire prendendo il ticchettio di un orologio e “facendolo rallentare” tramite il ritmo degli strumenti.

E in questa vita che scorre, ciò che rimane non sono i nostri ragionamenti, bestiali e persino non liberi, come si è già visto.

Il climax travolgente di desiderio di amore e la domanda inesauribile di felicità (pur nel panorama poco incoraggiante di un deserto) si compiono nell’abbandono a un abbraccio.

Non più di un amico speciale: quando è la vita nella sua globalità a domandare un senso, la risposta non può venire che dal Signore del porto da cui il navigatore (in questo caso genovese) proviene.

Il problema dell’uomo è capire che il proprio compimento viene dall’obbedienza a chi ci dà la vita.

 

Passalento (Ivano Fossati)

Come posso dire

Come passa il tempo

Come posso dire

Come passalento

Mani e faccia da uomo

Fanno poca pena

Ma le nostre intelligenze

Da cani alla catena

È così che si ripensa

A tutto l’amore detto

È così che si ripensa

A tutto l’amore scritto

Che era acqua da bere, fuoco

Sete da morire

Ma come passa il tempo

Non sappiamo dire


È che in questo deserto

A tutti piace naufragare

Vivi e fortunati di poterne

Respirare

Così non rimane che lasciarsi dire

Cosa fare

Così non rimane che lasciarsi

Ancora abbracciare

Come posso dire

Come passa il tempo

Come posso dire

Come passalento

Signore di questo porto

Vedi mi avvicino anch’io

Vele ancora tese

Bandiera genovese

Sono io

LP: “Discanto”, 1990 – 3’13” – Autore: I. Fossati.