Ricordo un disegno di William Congdon, ripreso nel campo di concentramento di Buchenwald. Congdon faceva parte dell’American Field Service. Entrato in Germania con le truppe americane ed utilizzando dei taccuini faceva schizzi di quello che vedeva. Lo schizzo di cui parlo è intitolato Morgen Tod, credo che ora sia al Metropolitan.

Lui me ne ha parlato personalmente dicendomi di essere entrato in una baracca dove c’era una donna, finita ormai, distrutta, moribonda. Però, vedendo che lui disegnava, ha cercato di offrirsi al suo sguardo ricomponendosi, quasi risistemando i capelli: a tal punto ha peso l’idea di essere visti da qualcun altro, a tal punto ha peso l’elemento della bellezza. Congdon le ha detto: torno domani, e lei ha risposto: “Morgen Tod” (“domani sarò morta”) e lui ha intitolato così il disegno che per me è il capolavoro di Congdon.

Perché mi sembra esprima in modo mirabile lo sguardo che coglie la bellezza nel momento della donazione estrema, prima dell’istante della morte: questa donna è cosciente di essere moribonda, ma di fronte all’artista che vuole cogliere il vero della sua persona e si china con amore sul suo corpo sfigurato, sente il bisogno di mettersi in ordine, di offrirgli in forma bella quello che le rimane come un’estrema risposta d’amore.

Qui si entra davvero nella dimensione etica della bellezza, e così la bellezza, che si fa amore, ci può guidare sulla via della verità.

Angelo Scola

(in “Il valore dell’uomo” di Angelo Scola e Giovanni Reale, Bompiani, 2007)

 

Bill Congdon, 1945